La religione in generale

Utilizzando lo strumento della mia filosofia, posso intraprendere uno studio sulla religione, perché in nessun aspetto del pensiero umano l’immaginazione dell’uomo spiega le ali come nella religione, questo a scapito della realtà. Nel corso di gran parte dell’esistenza dell’umanità il pensiero degli uomini e delle donne è stato dominato da credenze superstiziose ed immaginarie, che spesso non sono altro che le loro speranze e i loro desideri. Feuerbach definì: “prima philosophia” la religione, la filosofia che ha preceduto tutte le altre filosofie. Dietro il sottile velo della civiltà si nascondono tendenze e idee irrazionali e primitive che affondano le loro radici in un remoto passato quasi dimenticato, ma non ancora superato, ne potranno mai essere sradicate dalla coscienza umana finche gli uomini e le donne non sapranno stabilire un saldo controllo sulle proprie condizioni d’esistenza.

Il tema trattato è la religione in generale, perché ancora oggi nel mondo le religioni rivestono una notevole importanza per gli individui ed interi popoli, ed in nome della religione si continua a fare la storia. La religione rappresenta un insegnamento filosofico, una cultura, e questo è motivo di attrazione per i giovani che cercano un senso alla loro vita. Tante sono le religioni al mondo ed hanno la caratteristica di contraddirsi tra loro, per questo motivo tra le diverse religioni sovente esistono rapporti di ostilità; ogni religione è convinta di essere dalla parte giusta e vede conseguentemente le altre nella posizione errata. La più severa e nel contempo veritiera critica nei confronti di una determinata religione la si potrà sicuramente ottenere dagli esponenti di un altro credo religioso.

Spesso religioni diverse condividono una base comune, per poi differenziarsi in aspetti secondari diversi. Le religioni hanno trovato in tutti i tempi un’incredibile diffusione ed un formidabile consenso, sebbene le loro credenze non trovassero nessuna legittimazione nella realtà del mondo e nella scienza, il consenso planetario a loro tributato, resta il vero mistero degno di ricerca e studio e di comprensione; il prodigio di una cultura che ha indotto milioni di esseri umani a credere che le loro fantasie e sogni sono realtà. In sintesi il mio lavoro processerà i contenuti delle religioni nei loro aspetti più significativi ed eclatanti, ma ricerca nell’uomo religioso la chiave per aprire la porta della finale spiegazione.

Il credente rappresenta l’unica realtà concreta, principio e fine d’ogni realtà religiosa, perché solo nel credente, con la sua testimonianza la religione raggiunge l’apice della concretezza, in contrasto con l’astrattezza dei miti della teologia.

IN PRINCIPIO COSA E’ LA RELIGIONE, E QUALE E’ LA SUA RAGIONE DI ESSERE?

Per rispondere a questa domanda è necessario individuare un fondo comune, un comune denominatore che accomuna tutte le religioni, se non esistesse questo comune fondo, non sarebbe possibile definire e spiegare cosa è la religione in generale. Ma questo fondo comune esiste. La religione indubbiamente trova la sua origine nella potente dimensione fantastica ed immaginaria dell’uomo, ma la sua ragione di essere, il suo primario scopo è quello di superare e contrastare la realtà della vita e la stessa natura umana, rappresentando un’alternativa all’evidente realtà. Feuerbach scrisse: La fantasia è l’organo primo della religione. Nella religione l’uomo immagina una realtà sua, diversa dalla realtà del mondo, ma questa realtà è solo il prodotto della sua immaginazione, e tale resterà.

La religione ha la finalità di superare le realtà sgradite ed ineluttabili che inchiodano l’uomo in questo mondo, immaginando possibili altre soluzioni migliorative che sono unicamente il prodotto della fantasia e dell’immaginazione, sostituendo la realtà con la propria immaginazione illusoria, l’uomo ottiene una consolazione, un appagamento psicologico, che altrimenti non troverebbe, questo è il motivo basilare del successo delle religioni e della loro enorme diffusione. In sintesi la religione è un’alternativa immaginaria alla realtà.

La religione libera il desiderio dell’uomo dai vincoli della realtà. La radice della religione risiede nel contrasto con la realtà, perché quest’ultima non asseconda i desideri, le aspettative, ed in sintesi l’istinto di felicità dell’uomo. La religione permette all’uomo di immaginare un’alternativa alla realtà deludente, sfuggevole e non appagante del mondo. La religione è la liberazione del sentimento che trova ostacoli nell’esprimersi nella realtà del mondo. La religione esprime il cuore dell’uomo i suoi desideri che non collimano più con la realtà.

L’uomo religioso immagina che nella religione si realizzino i suoi sogni, egli non chiede il miglioramento delle cose reali, ma cerca la realizzazione del bene assoluto, non la sedazione dei suoi mali, ma l’immortalità. La ragione fondamentale del ricorso alla religione è quindi rappresentata dal bisogno di immaginare un’alternativa alla realtà del mondo e della vita, questa è la pulsione fondamentale di tutti i sistemi religiosi, la differenza si troverà nel modo di ottenere questa alternativa, qui ogni teologia disporrà di strade e modi differenti. Scrisse Feuerbach: Nella religione l’uomo si libera dai limiti della vita. Se la causa primaria ed unica del ricorso alla religione è la frustrazione e l’alienazione ed il contrasto verso la realtà, i motivi che provocano il malessere verso la realtà sono molteplici.

La religione trova il suo abitat ideale nella sofferenza, nella ristrettezza, nel dolore, nella vecchiaia e non certo nel benessere, nella vita spensierata e nell’opulenza, e nella gioventù. Se la vita fosse felice, appagante, con un lieto fine la religione non avrebbe ragione d’essere. Quando la realtà si fa insopportabile la religione si scava la tana come alternativa al mondo e alla vita, seppure inconsistente da punto di vista reale, ella ha consistenza nella fantasia nell’immaginario, unica illusoria alternativa alla disperante realtà.

Onfray ha scritto: Dappertutto ho constatato quanto gli uomini favoleggiano per evitare di guardare in faccia la realtà. La creazione di oltremondi non sarebbe molto grave se non venisse pagata a caro prezzo: l’oblio della realtà, e dunque la colpevole negligenza del solo mondo esistente. Diversi sommi pensatori hanno investigato sui motivi che spingono l’uomo alla religione, Feuerbach individuò nel desiderio la spinta principale verso la religione, e scrisse: Il desiderio è l’origine, l’essenza stessa della religione. Bertrand Russell concluse che era la paura il motivo principale, e scrisse: Secondo me la religione si basa, essenzialmente, sulla paura, trovando utile l’educazione al coraggio, auspicando di coltivare il coraggio come virtù.Prezzolini scrisse: La religione non si fonda sopra il premio nel cielo, ma sopra l’angoscia che l’uomo prova su questa terra.

Anche Nietzsche individua nella sofferenza il motivo del ricorso religioso e scrisse: Questo mondo di pura finzione (riferito al mondo della religione) si differenzia, e molto in peggio, dal mondo dei sogni, per il fatto che quest’ultimo rispecchia la realtà, mentre quello falsifica, svaluta, nega la realtà. Tutto quel mondo fittizio affonda le radici nell’odio per ciò che è naturale (la realtà), esso è l’espressione di un profondo malessere di fronte al reale.

Ma in tal modo tutto risulta spiegato. Chi è colui che ha i motivi per trarsi fuori con le menzogne dalla realtà? Colui che di essa soffre. Scrive l’agnostico Luciano De Crescenzo: Tutte le religioni nascono da un’esigenza insopprimibile dell’essere umano: quella di non voler sparire dopo la morte. Io considero valide le singole deduzioni dei sopra citati pensatori, e credo che siano tanti ancora i sentimenti che inducono verso l’alternativa religiosa, questi stati d’ animo sono generati tutti dagli aspetti deteriori e dolorosi della realtà del mondo e della vita dell’uomo, quali appunto l’angoscia, la paura, la consapevolezza della morte, la frustrazione dei desideri.

Se i sentimenti come il desiderio, la paura, l’angoscia fossero i motori primari che spingono l’uomo verso la religione, questa tendenza umana sarebbe irreversibile e comune a tutti gli uomini che non possono esimersi da una dimensione sentimentale; è invece l’effetto errato ed alienante di questi sentimenti che spinge verso un mondo immaginario ed irreale che l’uomo può e deve evitare. Il ricorso alla religione è una reazione errata di fronte alle difficoltà della vita, è pura alienazione indotta da potenti condizionamenti culturali. Ritengo che il realismo sia l’antidoto alla religione. Nessun pensatore che io conosca ha elogiato il grande valore della rassegnazione, condizione necessaria per affrontare la realtà.

LE RELIGIONI NON TOLLERANO L’ESSENZA REALE DELL’UOMO

Se leggo alla pagina “uomo” del vocabolario: Mammifero degli Ominidi, unico rappresentante della sua specie a stazione eretta. Questa definizione scientifica non è accettata al mondo che da un’esigua minoranza di uomini, infatti solo presso gli uomini selvaggi esiste la completa accettazione della propria natura, accettazione che declina con l’evoluzione culturale e la progressiva civilizzazione dell’uomo. Il rifiuto della realtà della propria natura animale è comune a tutti gli uomini in quasi tutte le civiltà evolute, e non è unicamente ascrivibile alla cultura religiosa, ma sicuramente tutte le religioni in generale, indistintamente hanno sostenuto e potenziato questo rifiuto.

Una ragione portata per negare l’animalità dell’uomo è la sua intelligenza e la sua coscienza, ma attenzione queste caratteristiche umane non contrastano in alcun modo con la sua natura e la sua origine. La religione concorre ad una emancipazione immaginaria dell’uomo. L’uomo nella religione abbandona, o meglio si illude di abbandonare la sua più intima natura: quella animale, per elevarsi ad una condizione diversa che nel cristianesimo, come vedremo, diventa addirittura divina. Nietzsche scrisse: Non deriviamo più l’uomo dallo “spirito” della “divinità”, l’abbiamo rimesso tra gli animali. Egli è per noi l’animale più forte, perché il più astuto: la sua intellettualità ne è una conseguenza.

Le religioni monoteistiche sono sempre repressive nei confronti della sessualità umana, reprimono questa espressione dell’essere umano che con altre caratteristiche lo accomuna al regno animale al quale appartiene. La sessualità anche nelle sue forme legittime finalizzate alla riproduzione è stata associata al peccato, ma la vera ragione di questa sessuofobia risiede nel fatto che il sesso svela come nulla la natura animale dell’essere umano; si reprime il sesso perché non si tollera la vera essenza dell’uomo.

Quando il credente diventa succube di questa cultura repressiva prova nei confronti della propria sessualità e della sessualità dei suoi simili un intimo e profondo disagio, la repressione della sessualità concorre ad alienare l’uomo dagli individui della propria specie. Queste religioni hanno sempre represso la sessualità perché considerano l’uomo una cosa diversa da quello che egli è; lo ritengono creato da Dio quindi divino, ma l’uomo nasce come tutti gli animali, muore come tutti gli altri animali sebbene le religioni lo ritengono eterno, e come gli animali si riproduce. Scrisse Feuerbach: Il sesso è il cordone ombelicale che indissolubilmente congiunge l’individualità alla specie, chi non appartiene ad alcun sesso, non appartiene a specie alcuna.